La quarta via
Tutte le tradizioni religiose parlano della spiritualità, della religione interiore, come una Via, in cinese il Tao, in sanscrito marga, l’arabo tariqa, il greco hodos. Sono tutti termini che esprimono lo stesso significato: via, cammino, sentiero spirituale. Non esiste una via, eppure esistono infinite vie, ma esistono infinite vie perché esiste la Via. La Via non può essere descritta: il Tao di cui si parla non è il vero Tao, è Neti Neti per gli induisti. E come si può parlare di qualcosa che muta incessantemente? Come si può parlare di qualcosa che non può essere fissato in parole e concetti?? Le tre vie spirituali tradizionali sono:
La prima via, la via del fachiro o dello yogi mortificazione dell’ego, spesso questi impulsi di eroismo spirituale sono dovuti a sotterranei sentimenti di inadeguatezza, e dimostrare agli altri la propria supposta grandiosità. La volontà per la volontà non serve a niente.
La seconda via è quella del monaco: il lavoro non è concentrato sul corpo ma sui sentimenti sottomettendo tutto alla fede, per essere in grado di servirsi di ciò che avrà raggiunto dovrà coltivarsi fisicamente e intellettualmente. Il totale abbandono di sé a Dio può rivelarsi un materialismo spirituale e precludere l’avanzamento verso il vero sé.
La terza via è quella della conoscenza, Dio è visto come verità eterna, inseguire con un progressivo disidentificarsi da ogni forma, da ogni posizione intellettuale (neti, neti).
Le tre vie hanno in comune la necessità di rinunciare alla vita ordinaria per concentrarsi unicamente e incessantemente su particolari pratiche, studi e esercizi. Non attaccamento verso qualsiasi realtà, oggetti, relazioni, piaceri per fuggire il richiamo dell’illusorio. Sono, secondo me, poco appropriate alle condizioni di vita dell’uomo contemporaneo.
La quarta via. È possibile seguire questa via rimanendo nelle condizioni abituali di vita, senza rompere le relazioni che avevamo, un principio essenziale della quarta via è il lavoro simultaneo sui tre centri motorio, emotivo e mentale, nella vera comprensione l’uomo è in contatto con se stesso a livello profondo, la sua conoscenza è intimamente sentita sul piano sentimentale e corporeo e coinvolge l’intera sua personalità. Bisogna arrivare ad esprimere la nostra energia più autentica. Ogni attività deve prevedere triplice concentrazione: fisico, emotiva e mentale. È la via dell’osservazione per arrivare alla profonda consapevolezza.
Spesso molte persone scelgono vie spirituali perché immaginano che la via spirituale sarà più facile della vita trovando una giustificazione alla loro debolezza e al loro eterno difetto di adattamento.
L'obiettivo di questo approccio è mettere l’uomo in grado di amare e lavorare, su questa base si innesta il percorso della psicosintesi e l’auto-sviluppo.
Il lavoro inizia solo dopo aver raggiunto una certa stabilità socio-emotiva, un equilibrio psico-affettivo; non è adatto a persone che vivono profondi attriti in relazione al proprio adattamento sociale. La crescita interiore è un andare oltre, non aggirare l’ostacolo.
ValuesGroup
Sun, 07/17/2016 - 11:05
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Interessante questo approccio